Right to play ovvero quelli tra sport, politica e realtà
Vi confesso che sono un po’ stanco di riforme, razzismo, xenofobia, crisi economica . Ne parlano già in tanti, sembrano tutti sapere tutto, dicono cose giuste e belle ma poi nei fatti? Ed allora, visto che al momento non mi sento di avere nessun valore aggiunto da apportare (e magari anche voi avete voglia di qualcosa di più “leggero” da leggere) vi parlerò di tutt’altro.
Tutti voi sapete del mio amore per lo sport, inteso non solo come attività fisica ma anche e soprattutto per quella che a mio avviso non deve mai venire meno e cioè la sua funzione educativa. Purtroppo in una società sempre più finalizzata al proprio io ed al risultato spesso questo viene inevitabilmente meno ma io continuo a crederci ed è per questo oggi vi voglio raccontare una storiella.
Credo che sia capitato a tutti noi da bambini ammirando le gesta di qualche sportivo di immaginare un giorno di poter essere noi i protagonisti. Joey aveva quindici anni, era un bambino come tanti altri che un giorno si trovò davanti alla televisione durante delle olimpiadi. Non praticava quello sport che stava guardando, almeno non a livello agonistico, ma rimase colpito e meravigliato nell’osservare quell’atleta che vinceva ben tre medaglie d’oro nella stessa olimpiade. Ma non lo colpì tanto questo, quanto quello che quell’atleta fece al termine della competizione e cioè utilizzare tutti i soldi vinti per aiutare popolazioni meno fortunate. Un gesto nobile ma come tanti altri presto dimenticato e caduto nell’oblio mediatico.
Il piccolo Joey però non dimenticò anzi cominciò ad allenarsi con impegno e costanza sognando un giorno di aver l’occasione per fare altrettanto. Passarono gli anni e dopo tanti sacrifici e rinunce arrivò per lui la possibilità di partecipare ad un’Olimpiade. Joey non riuscì ad imitare il suo campione come numero di vittorie, ma vinse ugualmente una medaglia d’oro e una d’argento. Vinse soprattutto però l’attenzione dei media nella rituale conferenza stampa post-gara e qui mise in atto il suo progetto. Chiese ai giornalisti il favore di “non parlare e non fare troppe domande su una gara che tutti avevano visto, piuttosto di dedicare quell’incontro a parlare di coloro che non potevano essere lì a partecipare“. L’atteggiamento spiazzò tutti i media e giornalisti presenti, Joey si impadronì del microfono e rese noto a tutti di voler destinare la somma appena vinta ad una fondazione che si occupava di azioni umanitarie in Africa Asia e Medio Oriente. Joey parlò ininterrottamente per 26 minuti dell’importanza e della bellezza di quel gesto, ma anche della sua inutilità se non smuoveva altre coscienze, altre menti e soprattutto altri finanziatori. L’applauso finale con tanto di standing ovation che concluse quella che venne poi definta la conferenza stampa più inusuale della storia dello sport non fu che l’inizio. Nei giorni successivi altri atleti seguirono l’esempio di Joey, sponsor ed associazioni appoggiarono l’iniziativa e così venne raccolta una somma inimmaginabile neanche nella più ottimistica delle previsioni. Joey venne scelto dalla squadra olimpica del suo paese come portabandiera alla cerimonia di chiusura dei giochi olimpici.
Bello vero? Ha quasi dell’utopistica una storia del genere.
Ed invece è giusto che a questa piccola storiella dei nostri tempi, quelli di cui parlavo all’inizio, io ora dia dei nomi e dei momenti precisi e forse non ci crederete ma tutto questo è successo esattamente tre anni orsono sotto il nostro naso.
L’atleta che Joey guardava in televisione stupire il mondo è il norvegese Johann Olav Koss, che non è un normale ex-atleta che presta il suo nome e parte del suo tempo per queste opere. È una persona che ha vinto cinque medaglie olimpiche, che ha conseguito una laurea in medicina e che ha scelto di dedicarsi ad attività umanitarie. Per raggiungere questo obbiettivo dopo le olimpiadi di Lillehammer del 1994 Johann ha abbandonato lo sport agonistico e fondato ‘Right to Play‘ un’organizzazione che opera per migliorare la vita dei bambini che vivono in aree devastate dalla guerra. L’organizzazione ha già raggiunto più di mezzo milione di bambini e spera di raddoppiare la cifra presto grazie ai fondi che verranno raccolti.
Joey altro non è che Joey Cheek, una medaglia d’oro ed una d’argento alle ultime olimpiadi di Torino 2006, attivista, forse è esagerato, sicuramente persona impegnata e sensibile in tutto quel che riguarda sociale e diritti, tant’è che alle ultime olimpiadi di Pechino s’è visto revocare il visto come ospite non gradito.
Credo occorra che tutti noi, indistintamente, ringraziamo i vari Johann, i Joey e tutti coloro che nel successo non dimenticano i più sfortunati ed attraverso di esso lavorano attivamente sul campo per aiutarli. Il mio modo per farlo è stato anche quello di farvi conoscere questa storia e spiegarvi il perchè, da oggi, nella sidebar di questo blog troverete questo nuovo logo:
Dimenticavo: cosa centra la ‘politica’ nel titolo? Sport e realtà vi sono chiari e politica… bè leggendo wikipedia si scopre che il termine significa ‘l’Arte di governare le società’ : non so cosa ne pensiate voi ma a me quello di cui vi ho appena parlato sembra un bel esempio di governo della società.
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hai assolutamente ragione e hai fatto un grande post.
un saluto
Right to play: quelli tra sport, politica e realtà…
E chi l’ha detto che lo sport ed il successo non possono essere veicolo per nobili azioni e ‘buon governo’ della società?…
Right to play: quelli tra sport, politica e realtà…
E chi l’ha detto che lo sport ed il successo non possono essere veicolo per nobili azioni e ‘buon governo’ della società? Quella di cui vi voglio parlare io oggi è una storiella… leggetevela dai, secondo me ne vale la pena….
complimenti.
a te per la notizia e a quei due personaggi per la loro grande iniziativa.
[…] Per approfondire consulta articolo originale: Il blog di Chit » Right to play ovvero quelli tra sport, politica … […]
La definizione di wiki mi fa cacare a spruzzo.
@Ernest e ACh the brother: grazie a loro per quello che hanno saputo fare
@Sciscia: pubblica anche la tua definizione e la linkerò per ‘par-condicio’ 😉
Uomini come quelli che hai citato nobilitano lo sport.
Lo sport e’ un arte che dovrebbe essere nobile di per se’ se non ci fosse la variante “uomo” spesso a screditarla, rovinarla.
E’ importantissimo quello che dici sullo sport, cioè la sua funzione educativa, ti posso assicurare che facendo l’allenatore di calcio giovanile vedo delle scene incredibili sui campi
un saluto
bella storia e bella iniziativa
@nadiaflavio: come spesso succede anche in mezzo alla feccia, scavando, si trova qualcosa di buono 😉
@Ernest: conosco bene anche io, ne ho parlato proprio in principio del post e non a caso
@Fulvia Leopardi: decisamente meritoria direi 😉
una grande persona!!!! complimenti e un buuuuhhh alla Cina!
Bellissima storia… E mi ha stupito ancora di più per il fatto che le olimpiadi di Torino le avevo seguite abbastanza eppure questa storia mi era sfuggita. Purtroppo i giornali danno sempre troppo risalto alle cose brutte e questi bei gesti passano sempre troppo inosservati 🙁
Un grande e nobile esempio. Non ricordavo la storia
@daisy: concordo 😀
@Giulio GMDB©: di queste cose i giornali si guardano bene dal parlarne purtroppo…
@enrico: nobilissimo, confermo 😉
Bello il tuo post, non conoscevo questa storia. I giornali parlano troppo di tutto e poco di chi fa del bene, neanche avessero paura che diventi contagioso.
Un saluto e un abbraccio 😛
Ormai sentiamo solo più parlare di sport corrotto. È bello ed è giusto invece parlare anche di quelle poche figure che hanno nobilitato lo sport e con il loro ricordo continuano a farlo.
Non conoscevo assolutamente questa storia ne i suoi protagonisti. Ma almeno comincio la giornata apprendendo che qualcosa di buono da qualche parte c’è ancora
Un applauso da parte mia per Johann, Joey ed anche per te Chit, gran bel post! Grazie per averne parlato, non conoscevo questa bella storia…Davvero un sano esempio di “governo”!
Per quel che riguarda lo sport non posso che essere d’accordo…Con il tempo ho imparato che avendo più cura per me stessa riesco anche meglio a prendermi cura degli altri! 🙂
Buona settimana!! Bacioni
Sono personaggi così rari che quando li si trova vanno assolutamente fatti conoscere e portati ad esempio. Una storia che neanch’io conoscevo e che ti ringrazio di aver portato alla luce scrivendola nel tuo blog.
Ciao!
Daniele
@Dolcelei: non ne parlano loro e… ci pensiamo noi a farlo 😉
@Laura: infatti questo post è dedicato a tutti loro.
@paz83: c’è, c’è! Solo che bisogna ‘sbattersi’ per trovarlo…
@Silvia: sagge parole amica mia 😉
@Rockpoeta: mi sembra doveroso e forse un post è ancora troppo poco…
Neppure io conoscevo tutto questo. E questo mi fa pensare che sono veramente ancora ignorante. E lo sarò sempre.
@Le Favà: come scritto in precedenza neanche io lo conoscevo prima di imbattermi. Credo i blog servano anche a questo, a parlare delle cose di cui non tutti hanno voglia e/o interesse a fare 😉
Grande storia.
@romano: decisamente, concordo!?
Grazie per la volontà di cercare e la capacità di dare risalto a quanto di buono rimane in questo mondo. Forse è anche più di quello che pessimisticamente pensiamo ma senza persone con la tua attenzione e sensibilità chi avrebbe mai saputo niente di una bella storia così?
Grazie Chit, veramente. Leggerti è sempre fonte di sorprese e conoscenza e mi dispiace ultimamente non riuscire a farlo con periodicità per i problemi di cui ti ho scritto. Ma come vedi, appena posso, sono qua.
Un abbraccio
@Monick: grazie amica, ma grazie soprattutto a loro che hanno permesso la stesura di questo post! 😉
Fatto! 😉 in bocca al lupo e complimenti x il post.
Grazie Stefy, sia per avermi “nominato” che per complimenti e voto 😉
Questo avvenimento me lo ero proprio perso e non parlo delle medaglie d’oro
I vantaggi nell’era del digitale è che avvenimenti come questi possono esser ri-vissuti anche nel tempo 😉
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