Articoli marcati con tag ‘identità di genere’
Se la sigla LGBTQI è vera dimostriamolo
Nel mondo esiste una sigla (LGBT) che identifica la comunità formata dalle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali e le lotte dalla stessa sostenute per rivendicare i propri diritti. Con l’andare del tempo poi la stessa sigla é mutata con l’aggiunta di altre lettere ad identificare altre comunità, mi viene in mente ad esempio la Q riferita alle persone Queer e la I riferita alle persone Intersessuate, da qui il più “recente” acronimo LGBTQI.
Lettere quindi, che singolarmente identificano delle comunità e che messe assieme hanno la funzione di identificare quello che dovrebbe essere un movimento. Ma un movimento presuppone ‘obbiettivi’ e traguardi comuni e condivisi, magari non solo sulla carta e… secondo voi é così? Secondo voi c’è la stessa “sensibilità”, attenzione e visibilità verso le istanze di qualsiasi di queste comunità oppure si é autorizzati a pensare che esistano più pesi e più misure?
Non lo so o meglio un’idea ce l’ho, ma non é mia intenzione affrontare qui ed oggi i temi riguardanti la comunità LGBTQI. Oggi desideravo prendere in considerazione una sola delle lettere, per esattezza la ‘T’ e visto anche il mio incarico di addetto stampa dell’Associazione Trans Genere, volevo farmi promotore di quella che sarà la giornata di domani 20 novembre ovvero il TDOR
Sesso e documenti nei continenti
Non sempre l’anzianità è sinonimo di saggezza, lungimiranza e quant’altro di positivo l’esperienza dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) portare.
Capita così che il vecchio continente europeo si ritrovi, soprattutto in tema di diritti civili, ad inseguire scelte e decisioni di altri continenti.
Per carità, non che mi lamenti! Credo nell’effetto emulazione o domino delle leggi e quindi è con molto piacere che ho accolto la notizia che, dopo l’Australia, anche la Gran Bretagna ha allo studio una legge che se non tutela perlomeno fuoriesce dallo stereotipo uomo/donna e permette alle persone transessuali di identificarsi con una “x” accanto alle ordinarie definizioni di maschile e femminile.
E qui si aprono due scenari: quello che vede questa notizia in un’ottica ottimista (finalmente vedono riconosciuto il loro status) e chi inorridisce al solo pensiero reputando questa un’ulteriore discriminazione.
Personalmente sono dell’opinione che ognuno dovrebbe potersi chiamare, vestire e vivere come più e meglio crede, chiaramente nei limiti del rispetto altrui, ma credo che obbiettivamente questo sia un piccolo, piccolissimo segnale che va in una direzione giusta. E chi segue le tematiche legate all’identità di genere sa che i segnali ed i passi sono sempre molto misurati e piccoli quindi si finisce gioco forza per “gioire” o trarre positività da tutto quello che autorizza a farlo.